domenica 12 agosto 2012

I Pianeti Contro di Noi (1962)

Titolo Originale: I Pianeti Contro di Noi

Letteralmente: -

Regia: Romano Ferrara

Cast: Michel Lemoine, Maria Pia Luzi, Jany Clair

Genere: Fantascienza 



"Voi, con gli studi nucleari, state andando verso l'autodistruzione! Non capite quale grande dono sia la vita." - Branco

TRAMA: 

Sulla Terra arriva un essere dalle inspegabili capacità. Egli riesce a bloccare i radar e a disintegrare gli esseri viventi con il potere della mente. Inoltre, per non essere scoperto, ha assunto l'identità del figlio di un famoso scienziato, il professor Giorgio Borri. Dopo diverse indagini e un numero notevole di vittime, gli agenti assegnati al caso riescono a scoprire il vero scopo dell'invasore: pianificare l'arrivo in massa di altre creature come lui.

COMMENTO: 

Strano film questo di Romano Ferrara. L'opera non spicca certo per una particolare bravura registica, nè per attori memorabili, eppure non si riesce a dimenticare di aver visto I Pianeti Contro di Noi. Perchè? Beh, proverò a dire un paio di motivi. 
Innanzitutto, per noi spettatori italiani, è bello vedere i luoghi della nostra terra, che siano città o paesaggi, impressi con onore sulla magica ed immortale pellicola cinematografica. 

Qui la città che fa da sfondo alle vicende è Roma, sempre affascinante e cupa allo stesso tempo. La creatura, di nome Branco, si aggira con circospezione per gli stretti vicoli, si nasconde nei parchi bui, si infiltra nelle ville della "società bene". 
Le ambientazioni nostrane, come sfondo per una storia di intrighi fantascientifici, risultano essere davvero un bel background e questo in qualche modo resta impresso nella mente dello spettatore. Mai più si potrà rivedere in altre pellicole una scelta simile, unica e certamente azzeccata.

Non sono stati trascurati nemmeno gli effetti speciali, sfruttati in pochi momenti ma realizzati a dovere. Le tecniche di esecuzione degli effetti sono primitive e proprio questo ne aumenta il fascino. Memorabile la scena del cadavere che si dissolve in scheletro. 
Impossibile, inoltre, non ricordare le attrici di notevole bellezza per l'epoca. La creatura può muoversi in incognito tra le amiche del figlio dello scienziato Borri proprio perchè ne ha assunto le sembianze. 
Il pericolo sempre in agguato che minaccia la vita delle ragazze, in contrapposizione alla loro attrazione per il giovane Branco-Borri, genera una tensione erotica sottile ma percepibile. Ricordiamoci che siamo agli inizi degli anni '60, la rivoluzione sessuale non era ancora scoppiata, perciò una tale sensualità nascosta era già un modo di osare per le sceneggiature di quei tempi. 

Ultimo motivo, il più importante, per cui questo film è memorabile è che è uno dei primissimi film a proporre la figura fantascientifica del Cyborg. Non vi dirò altro per non rovinarvi la sorpresa, ma è difficile ricordarsi di un cyborg sul grande schermo prima del famosissimo Terminator interpretato da Arnold Schwarzenegger nel 1984, eppure esistono. 

Non è però tutto oro quello che luccica.
Il film è lento, la sceneggiatura spesso ripetitiva, gli attori dignitosi ma professionalmente anonimi, i costumi praticamente assenti.
Il tutto pervaso da un tema in voga ai tempi, il terrorismo da guerra fredda.
Da vedere almeno una volta, ma non per tutti.

Contenuti: 0/5
Recitazione: 2/5
Tecnica: 2/5
Sesso: 0/5
Violenza: 3/5

CURIOSITA': 

- Nel film I Fortunati del 1963 si vede in una scena il poster di un film intitolato "Le monstre aux yeux verts" (Il Mostro dagli Occhi Verdi). Questo era uno dei titoli alternativi del film I Pianeti Contro di Noi.

VOTO: 6,5/10

mercoledì 13 giugno 2012

I Corsari dell'Isola degli Squali (1972)

Titolo Originale: La Rebeliòn de los Bucaneros

Letteralmente: La Ribellione dei Bucanieri

Regia: Josè Luis Merino

Cast: Carlos Quiney, Stelvio Rosi, Maria Pia Conte

Genere: Avventura

Sottogenere: Piratesco



"Maledetto pirata! Vi farò vedere chi sono io!" - Capitano Mallory

TRAMA: 

Sull'isola di Horn il capitano irlandese Martin MacDonald, ex corsaro graziato dalla regina di Inghilterra, trova presto nel capitano inglese Mallory un rivale. Essi infatti sono innamorati della stessa donna, ma nella vita condividono ideali completamente differenti. MacDonald è un uomo semplice ma con un grande senso dell'onore, mentre Mallory è spietato e capace di tutto pur di ottenere i propri scopi. Al fine di conquistare il dominio sulle ricchezze dell'isola, conosciuta anche col nome di Isola degli Squali e nelle cui scogliere proliferano le ricercate ostriche perlifere, il capitano inglese stipula un patto con un contrabbandiere del luogo. Lo scopo del patto è costringere MacDonald e i suoi uomini a ribellarsi alla corona inglese, così da poterli arrestare per tradimento. MacDonald capisce il piano ma non riesce a sventarlo in tempo, così si vedrà costretto a fuggire dalle prigioni inglesi e combattere per dimostrare la sua innocenza. 

COMMENTO: 

Il film di Josè Luis Merino si assesta senza troppo indugio nei film di avventura tipici degli anni '60. Stiamo parlando di produzioni come Morgan Il Pirata, Sandokan La Tigre di Mompracem o I Pirati della Malesia. Le differenze tra alcune pellicole, come quelle appena citate, e il film di Merino stanno principalmente nel budget e nella capacità artistica dei registi. Purtroppo il regista spagnolo non ha l'estro del nostrano Primo Zeglio o le capacità tecniche di Umberto Lenzi, però si difende bene confezionando un film piacevole e veramente adatto ad una serata di spensierato intrattenimento.
Gli spunti, come dicevamo, vengono direttamente dalle atmosfere degli anni '60, ma le tecniche di realizzazione sono più moderne e su questo punto dobbiamo distinguere un aspetto negativo ed uno positivo. 
Il primo aspetto, quello negativo, è che l'attenzione per i dettagli tecnici principali sembra essere passata in secondo piano. I colori sono veramente spenti e c'è troppa poca cura nel corretto posizionamento delle luci di scena, tutto è ombreggiato a tal punto da rendere difficile riconoscere gli attori dallo sfondo. 
Il comparto tecnico, insomma, non è certo dei migliori e pare esserci stato poco impegno a riguardo, così come sembra esserci stato poco impegno nella scelta degli attori. 
Mancano infatti i cosiddetti "caratteristi", ovvero quegli attori dall'espressione così particolare da rimanere nell'immaginario collettivo (per citarne uno il famosissimo Eli Wallach, attore capace letteralmente di bucare lo schermo grazie al suo carisma), attori necessari nei film di avventura e non solo. 
D'altro canto, e qui parliamo del lato positivo, vi è stata una buona scelta delle location, che sono molte e varie, e c'è stato anche un discreto lavoro in fase di realizzazione dei costumi, tutti piuttosto convincenti. Questi due aspetti contrastanti, uniti all'incertezza dietro alla macchina da presa di Merino, non aiutano a rendere I Corsari dell'Isola degli Squali un film memorabile.
Per fortuna che tutto è improntato all'azione, tanta azione, che giustifica la sceneggiatura approssimativa dalle poche battute. Film dimenticabile, ma comunque godibile se non si hanno pretese.

Contenuti: 0/5 Recitazione: 2/5 Tecnica: 2/5 Sesso: 0/5 Violenza: 3/5


CURIOSITA': 

- L'attrice Maria Pia Conte all'anagrafe era Maria Pia Vaccarezza. E' famosa per aver partecipato a pellicole dei più disparati generi cinematografici, dal western all'horror, dall'avventura al drammatico e non solo. Alcuni dei titoli più importanti in cui ha recitato: Spasmo, Il Colosso di Roma, Dio in cielo...Arizona in terra, La Svergognata, Prigione di Donne.

VOTO: 6/10


venerdì 18 novembre 2011

Il Sonno Nero del Dottor Satana (1956)

Titolo Originale: The Black Sleep 

Letteralmente: Il Sonno Nero

Regia: Reginald LeBorg

Cast: Basil Rathbone, Bela lugosi, Lon Chaney Jr., John Carradine

Genere: Horror, Thriller

Sottogenere: Gotico

"Ninandera, un alcaloide indiano. Io lo chiamo il sonno nero." - Dr. Cadman.

TRAMA: 

Il Dottor Joel Cadman, grazie ad un composto di origine indiana chiamato "Ninandera", riesce a indurre uno stato di morte apparente nel Dottor Gordon, ingiustamente condannato a morte. Grazie a questo stratagemma questi viene dichiarato clinicamente deceduto prima dell'esecuzione della sentenza e riesce così a salvarsi, facendosi seppellire per un breve periodo.
Dopo averlo riesumato, il Dr. Cadman gli chiede aiuto per le sue ricerche sul cervello umano, finalizzate a curare una forma di cancro che ha colpito la sua amata moglie. 
Gordon accetta di aiutarlo per sdebitarsi, ma col proseguire delle ricerche scoprirà delle verità agghiaccianti su Cadman che lo faranno desistere dall'impresa.

COMMENTO: 

Siete amanti dei film gotici inglesi o preferite di gran lunga gli horror in bianco e nero targati Universal?
Non importa, in ognuno dei due casi Il Sonno Nero del Dottor Satana è il film che fa per voi. 
Il regista Reginald Le Borg è riuscito ad unire entrambe i suddetti generi in un'unica pellicola.
Girato con grande essenzialità e pulizia, nel tipico stile delle pellicole horror statunitensi come Dracula del 1931 o L'Uomo Lupo del 1941, questo film si avvale di location che ricordano in tutto e per tutto le storie di fantasmi ambientate nella nebbiosa Londra di fine '800. Ed è infatti a Londra che si svolgono le oscure vicende legate alla controversa figura del Dr. Cadman, all'interno del suo tetro castello. Egli è un tipico scienziato-pazzo che gioca con la vita e con la morte nel tentativo di riavere indietro il suo amore perduto, nel tentativo di controllare e mutare il destino a lui avverso.
La trama non brilla di luce propria, prende infatti spunto da soggetti orrorifici già sfruttati ampiamente in precedenza. Fortunatamente il tutto è confezionato a regola d'arte, a partire dagli attori.

Ottima interpretazione di Basil Rathbone che, grazie ai suoi lineamenti taglienti ma affascinanti, riesce ad avvolgere il suo personaggio in un'ombra di oscura eleganza.
Bellissima, tanto da bucare lo schermo, la giovane Patricia Blair, perfetta nella parte della fanciulla pura e benevola.
Magistrale Akim Tamiroff nella parte di Odo, lo zingaro che procura i cadaveri al Dr. Cadman per i suoi loschi esperimenti.
Nonostante i nomi siano altisonanti, la scelta di inserire nel cast Bela Lugosi e Lon Chaney Jr. è stata effettuata evidentemente solo per ragioni promozionali.
Il primo è ormai troppo avanti negli anni e addirittura gli viene riservata la parte di un maggiordomo muto, Casimir; il secondo, seppur ancora in forma, è confinato nell'interpretazione di un menomato mentale che ricorda in tutto e per tutto il Quasimodo interpretato dal padre, Lon Chaney Senior, nel film Notre Dame del 1923.
Spuntano fuori dal cilindro persino John Carradine che rinvigorisce il climax del film, forse un pò troppo, e Tor Johnson di Ed Woodiana memoria. 

La sceneggiatura scorre veloce, le battute sono semplici e ben ritmate. Memorabile, per la tensione che genera, la scena dei sotterranei in cui si nascondono gli orrori creati dal Dr. Cadman.
Da ricordare anche la scena dello spettro che appare in sogno al Dr. Gordon e quella dell'operazione a cranio aperto, di sicuro effetto. Momenti di terrore per gli spettatori dell'epoca, meno avvezzi di noi alla visione di immagini di esplicita violenza.
Unica pecca il finale, concluso di fretta.
Resta un film consigliato agli amanti dei classici dell'horror.



Contenuti: 0/5 Recitazione: 4/5 Tecnica: 4/5 Sesso: 0/5 Violenza: 3/5


CURIOSITA':

- Nel titolo italiano si fa riferimento alla figura del Dottor Satana, ma in nessuna battuta del film si cita un personaggio con tale nome. In realtà è il Dottor Cadman.

- E' il penultimo film in cui recita il famoso Bela Lugosi.

- Bela Lugosi convinse il regista a girare delle scene in cui riservava al personaggio di Casimir alcune battute. Purtroppo queste scene non furono mai utilizzate.

- Il personaggio di Odo era originariamente destinato all'attore Peter Lorre. Questi chiese un compenso troppo alto per la parte e fu sostituito da Akim Tamiroff.

VOTO: 8.5/10

sabato 12 novembre 2011

Strettamente Confidenziale (1934)

Titolo Originale: Broadway Bill

Letteralmente: -

Regia: Frank Capra

Cast: Warner Baxter, Myrna Loy

Genere: Commedia

Sottogenere: -





 "Sono venuto a chiederti in prestito 500 dollari!" - Dan Brokes


TRAMA: 

Dan Brokes, stanco della monotonia della sua vita, decide di mollare tutto per inseguire la sua passione per la vita di campagna e i cavalli. Sua cognata Alice, segretamente innamorata di lui, gli rimane accanto. 
Insieme cercheranno di far correre il loro puledro Broadway Bill alle gare sportive più acclamate, escogitando metodi poco ortodossi per raccimolare il denaro necessario alle iscrizioni.
Lotteranno insieme e divideranno le sorti di una vita difficile e piena di alti e bassi.


COMMENTO: 


Strano film, questo, in relazione agli standard di Frank Capra, acclamato regista hollywoodiano degli anni d'oro. Insolita la scelta del personaggio principale, Dan Brooks, un benestante che scappa dalla vita mondana per costruirsi un futuro grazie alle proprie passioni ed ai propri sacrifici. Capra era solito affermare che i suoi films trattassero scorci di vita reale, tanto che il suo cinema venne etichettato come "populista", eppure non è tanto solito ciò che accade al protagonista. Non è, infatti, molto usuale che chi vive nel benessere sia pronto ad abbandonare tutto, da un giorno all'altro, per inseguire un sogno. Comunque sia, portandosi dietro solo il suo puledro Broadway Bill (dal cui nome deriva il titolo originale del film), Dan sfida le avversità della vita, distruggendo le fondamenta del mito americano secondo cui ogni desiderio è realizzabile.

Capra sbatte in faccia allo spettatore che, per ottenere successo in America (e nella vita in generale), l'uomo comune deve fare affidamento sui lati meno onorevoli del proprio carattere. Dan non ci pensa due volte a trattare duramente le donne, a rubare soldi perfino dalla borsetta della sua fidanzata, a mentire ai vecchi amici, i quali a loro volta mentono a lui, a prendere a pedate il suo maggiordomo di colore con cenni ben poco velati di razzismo, a vivere in una stalla ma senza pagare l'affitto. Insomma, non rappresenta certo l'eroe macho e tutto d'un pezzo tipico delle pellicole statunitensi. Forse è proprio nell'espressione di queste nefandezze che Capra torna al suo amato populismo e, nella sua crudezza e sfrontatezza, è sicuramente più vero di altri registi. Secondo lo schema classico dei suoi film, la trama verso il finale prende una svolta decisamente drammatica. Broadway Bill riesce a vincere la corsa tanto agognata da Dan, ma la vittoria nasconde un'amara sconfitta. Tutti rincorrono il denaro o il successo in questa pellicola e chi ci rimette di più in questa giostra, come sempre, sono gli indifesi.

Tecnicamente il film è ben realizzato, il budget sembra ristretto ma la produzione non ne risente particolarmente. Buoni gli attori, anche se risulta un pò troppo in ombra Myrna Loy, che resta al margine delle vicende narrate. Da criticare soprattutto il finale, tagliato di netto dopo eventi importanti, lasciando nello spettatore uno spiacevole senso di  amaro in bocca. Ma che Frank Capra volesse proprio questo?
                            
                                                     
Contenuti: 3/5Recitazione: 3/5Tecnica: 3/5Sesso: 0/5Violenza: 0/5
 

CURIOSITA': 

- Frank Capra diresse un remake di questo film nel 1950, intitolato La Gioia della Vita.

- Warner Baxter ebbe difficoltà a girare le scene coi cavalli perchè era molto spaventato da essi, cosa di cui Capra si lamentò molto.

VOTO: 6.5/10


venerdì 11 novembre 2011

Maciste Gladiatore di Sparta (1964)

Titolo Originale: Maciste Gladiatore di Sparta

Letteralmente: -

Regia: Mario Caiano

Cast: Mark Forest, Ferruccio Amendola, Marilù Tolo

Genere: Peplum

Sottogenere: - 
 

"Rivedrai la tua ragazza cristiana nell'arena, dove sarà gettata in pasto alle belve feroci!" - Vitellio

TRAMA: 

A Roma, sotto l'imperatore Vitellio, il gladiatore spartano Maciste diviene l'idolo dei Romani. Olimpia, una bellissima dama di corte, si innamora di lui e ciò suscita la gelosia di Siface, capo dei Pretoriani. Sotto l'accusa di aver ucciso un pretoriano e di averne ferito un altro per salvare una cristiana, Maciste viene condannato alla prova della verità. Superata la prova, Vitellio applaude la prodezza di Maciste e concede la grazia per la fanciulla, ma gli amici di lei vengono rinchiusi nel Carcere Mamertino. Maciste, liberati i prigionieri, è nuovamente inseguito da Siface e i due dovranno scontrarsi duramente.


COMMENTO:


Dietro a questo film, diretto da Mario Caiano, c'è una produzione di tutto rispetto. Da apprezzare i lavori artistici, dagli ottimi costumi vari e ricercati, che danno colore alle scene, alle ottime scenografie, che permettono al regista di spaziare tra diverse location di effetto per sviluppare la trama del film. Una trama non delle più elaborate, ma che comunque riesce a mantenere alto l'interesse dello spettatore senza mai cadere troppo di tono.

La figura dell'eroe muscoloso è intrecciata col tema storico della persecuzione dei cristiani, perpetrata dall'Imperatore di Roma, che al tempo temeva la forza di una religione che non fosse sotto il suo diretto controllo. Maciste diventa quindi il difensore dei valori religiosi, oltre che dei deboli e degli oppressi. Un taglio leggermente nuovo nei contenuti rispetto allo standard voluto dal genere, improntato esclusivamente sull'azione di poche parole. Peccato che, per sviluppare questo tema, il regista si soffermi troppo sulle scene in cui i cristiani, costretti a fuggire, si nascondono nelle caverne per svolgere le loro messe, scene che rallentano il ritmo generale del film.

A risollevare il tutto c'è un cast di buoni attori, tra cui citiamo il famoso Ferruccio Amendola che, aiutato dalla sua bravura, ruba la scena perfino a Mark Forest inserendo alcuni momenti ironici piacevoli. Il migliore, però, resta Franco Cobianchi nella parte di Vitellio. Memorabile la scena del combattimento nell'arena tra Maciste e un "feroce" (ma in realtà goffo) gorilla.




 Contenuti: 2/5 Recitazione: 3/5 Tecnica: 4/5 Sesso: 0/5 Violenza: 1/5

CURIOSITA': 

- L'attrice Marilù Loto, che in questa pellicola interpreta Olimpia, fu scritturata durante gli anni '60 per la partecipazione in diverse pellicole di genere Peplum.


VOTO: 8/10

martedì 1 novembre 2011

Morgan il Pirata (1960)

Titolo Originale: Morgan Il Pirata

Letteralmente: -

Regia: Primo Zeglio - André de Toth

Cast: Steve Reeves, Valérie Lagrange, Chelo Alonso

Genere: Avventura

Sottogenere: Piratesco

"Portatelo a palazzo, desidero comprarlo!" - Donna Ynez

TRAMA: 

Henry Morgan, essendo in schiavitù, viene comperato da Ynez, figlia del Governatore di Panama. Innamoratosi della donna, viene deportato su un galeone spagnolo, del quale s'impadronisce con gli altri prigionieri. Morgan compie imprese straordinarie, stringe alleanza con l'Inghilterra, e tenta d'impadronirsi di Panama. Organizzata una seconda spedizione, tenta di accostarsi alla città per via terra e riesce a conquistarla. Nel palazzo del Governatore trova un immenso bottino; ma il pensiero di Ynez, che egli crede lontana, in viaggio per la Spagna, lo rattrista. La ritroverà e giurerà a se stesso di non staccarsi più da lei. 


COMMENTO: 

Girato tra i bellissimi paesaggi dell'Isola di Ischia, Morgan il Pirata è un film ben realizzato, come sapevano fare gli italiani una volta; ritmato, divertente e sostenuto da buoni dialoghi mai troppo noiosi. Nei film di genere, come si sa, i nostri registi hanno fatto scuola, arrangiandosi alla bene e meglio con i mille trucchi dei "maestri d'arte". Anche in questa produzione possiamo godere, infatti, di cast artistici di tutto rispetto, costumi sempre colorati e ben realizzati, scenografie essenziali ma di effetto, attori e comparse di vecchia scuola teatrale.


Steve Reeves, in ottima forma, calza a pennello nella parte del pirata affascinante, coraggioso e romantico e su di lui poggia una solida base per costruire le vicende avventurose del film. Morgan combatte per guadagnarsi la libertà, il rispetto degli altri pirati e l'amore della bellissima Ynez, in un ritmo frenetico di battaglie, polveri da sparo e danze esotiche. Da segnalare, infatti, la scena del ballo sensuale, con protagonista la focosa Chelo Alonso nella parte di Consuelo, attrice che prese parte a diversi film di genere peplum.
Per chi ama le avventure spensierate, una buona ora e mezza di intrattenimento è garantita.

Contenuti: 1/5 Recitazione: 3/5 Tecnica: 3/5 Sesso: 0/5 Violenza: 2/5

CURIOSITA': 

- Per chi fosse interessato, ecco il link a Wikipedia per conoscere la vera storia del pirata Henry Morgan: http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Morgan


VOTO: 7/10

domenica 9 ottobre 2011

2022 - I Sopravvissuti

Titolo Originale: Soylent Green

Letteralmente: Soylent Verde

Regia: Richard Fleischer

Cast: Charlton Heston, Edward G. Robinson

Genere: Fantascienza, Drammatico

Sottogenere: Post Apocalittico

"Lo vedi che cosa ci hanno tolto?" - Solomon Roth

TRAMA: 

Nell'anno 2022 il pianeta ha superato tutti i limiti di crescita possibili ed ora l'umanità si avvia verso l'estinzione. Le città sono divise in quartieri ricchi e poveri ma negli ultimi mancano il cibo e l'acqua; così la gente si nutre di un composto chimico, il Soylent Verde, prodotto dall'omonima multinazionale. Quando all'agente Robert Thorn viene affidato l'incarico di indagare sulla morte di un dirigente della Soylent, molti segreti vengono a galla. Affiancato dall'amico Solomon Roth, l'agente Thorn si renderà conto di quanto era meraviglioso il mondo prima che il consumismo e il capitalismo lo distruggessero. Cercando di far conoscere a tutti la verità, rischierà la sua stessa vita.



COMMENTO: 

Questo film è una pietra miliare nella storia della cinematografia di fantascienza.
Tecnicamente non è ai livelli di altre produzioni del suo tempo, anche se il regista giostra i ritmi lenti con mestiere e riesce a sviluppare la storia nei giusti tempi, tenendo sempre viva l'attenzione dello spettatore. Gli attori non sono al meglio della forma, il più capace è Edward G.Robinson, ma fortunatamente c'è un discreto impegno anche da parte di Charlton Heston, che dà vita ad un personaggio decisamente rude e bene inserito nella storia.
La scenografia è davvero particolare poichè, con semplici artifizi, manipola lo spazio in maniera claustrofobica, dalla casa di Thorn alla fabbrica della Soylent, abbiamo sempre l'impressione di essere in trappola, di essere parte di quel popolo che non ha più speranza e che è costretto a vivere negli angusti e cupi spazi di una città che non ha più un nome.

Non è il comparto tecnico, in ogni caso, a dare immenso valore a questo film.
Vincitore del Saturn Award per il miglior film di fantascienza nel 1973 e del Festival internazionale del film fantastico di Avoriaz nel 1974, Anno 2022 - I Sopravvissuti apre le porte alla denuncia sociale a 360°. I protagonisti della storia sono uomini duri, ridotti a vivere e a comportarsi come animali, le regole civili sono completamente svanite, l'unica legge rimasta è sopravvivere.

Ma il Capitalismo, inteso come creatura mossa da una volontà propria, ha già messo le mani avanti e ha preso il controllo del cibo grazie alla multinazionale Soylent, che ha costretto il popolo in schiavitù. La vita è un dono della Soylent, la libertà un sogno, la morte una speranza. Il caro amico dell'agente Thorn, l'anziano Solomon, si rende conto che è troppo tardi per tornare indietro e, nella scena più drammaticamente coinvolgente che la fantascienza ricordi, decide di suicidarsi davanti alle immagini di come era meraviglioso ed equilibrato il mondo un tempo, popolato da animali e illuminato da un bellissimo sole.
Quando Thorn scoprirà la verità, il suo urlo straziante a chiusura del film sarà un monito senza tempo a tutta l'umanità: "Dovete fermarli prima che sia troppo tardi! Dovete fermarli prima che sia troppo tardi!"

Contenuti: 5/5 Recitazione: 3/5 Tecnica: 3/5 Sesso: 1/5 Violenza: 3/5

CURIOSITA': 

- È l'ultimo film in cui recita Edward G. Robinson. Morì di cancro nel gennaio del 1973.

- Il consulente tecnico durante la realizzazione del film fu Frank R. Bowerman, che al tempo era anche presidente dell'Accademia Americana per la Protezione Ambientale.

- Il nome Soylent si suppone derivi da "Soy" + "Lentil", ovvero "Lenticchia di Soia".

- Il titolo originale del film doveva essere Thorn 2022. La parola thorn in inglese significa spina, ma può anche significare sofferenza, dolore. In questo caso il titolo avrebbe avuto un doppio significato, "Dolore 2022", ovvero la sofferenza di vivere in un mondo distrutto, nel futuro.


VOTO: 10/10

                                            

mercoledì 10 agosto 2011

A Christmas Carol (2010)

Titolo Originale: A Christmas Carol 

Letteralmente: Un Canto di Natale

Regia: Robert Zemeckis

Cast: Jim Carrey, Gary Oldman, Bob Hoskins

Genere: Animazione, Drammatico

Sottogenere: -


"Buon Natale, Bob!" - Ebenezer Scrooge

TRAMA: 

Durante la notte di Natale il vecchio Ebenezer Scrooge, famoso per la sua avarizia e la sua mancanza di sentimenti buoni verso il prossimo, riceve la visita di tre spiriti. Vivrà delle avventure che lo porteranno a riconsiderare le sue azioni passate, presenti e future, così da poter ritrovare nuovamente la gioia di vivere.


COMMENTO: 

Non è la prima volta che viene portata al cinema la famosa storia dello scrittore Charles Dickens. Questa volta bisogna rendere gli onori a tutto il team che ha realizzato questa godibilissima pellicola, a partire, ovviamente, dal team che ha lavorato sugli effetti in computer grafica.
Tutto il film è realizzato utilizzando le tecniche di animazione più all'avanguardia e il risultato è più che pregevole. I volti dei personaggi e le movenze rendono una gamma di emozioni veramente vasta, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo. Viene in aiuto a tutto questo la regia decisamente "action" di Zemeckis, che non riesce proprio a stare fermo con le inquadrature e si infila in ogni anfratto pur di dare il taglio giusto alla scena.
La cosa che colpisce di più in assoluto, oltre alla tavola di colori sgargianti e in perfetta sintonia con la storia, è l'atmosfera generale che permea tutto il film. Si percepisce a pieno la tristezza intrinseca delle vicende narrate nel racconto di Dickens, ambientato in una Londra innevata e nebbiosa che attende solo la luce di un nuovo giorno, proprio come il signor Scrooge vorrebbe ritrovare luce nel suo cuore.


Contenuti: 4/5 Recitazione: 3/5 Tecnica: 5/5 Sesso: 0/5 Violenza: 0/5

CURIOSITA': 

- E' il terzo film prodotto dalla Disney Pictures che narra la storia del racconto di Dickens. I primi due furono Il Canto di Natale di Topolino e Festa in Casa Muppet.

- Nella casa di Cratchit c'è un ritratto di Charles Dickens, appeso sopra al camino.

VOTO: 8/10

                                       

lunedì 14 marzo 2011

The Flash (1990)


Titolo Originale: The Flash   (Letteralmente: Il Fulmine)

Regia: Robert Iscove

Cast: John Wesley Shipp, Amanda Pays

Genere: Azione, Fantascienza




"Voglio creare un personaggio che sia inconfondibile!" - Barry Allen

La polizia di Central City sta cercando di resistere agli attacchi compiuti dalla banda di motociclisti più organizzata e malavitosa della città e nel frattempo la scientifica, nei cui laboratori lavora Barry Allen, tenta di raccogliere indizi per incriminare alcuni mebri della banda accusati di aver ucciso dei poliziotti.
Durante una delle sue analisi chimiche la strumentazione del laboratorio di Barry viene colpita da un fulmine e diversi agenti chimici esplodono.
Barry sembra uscire incolume dall'incidente ma dopo pochi giorni si accorgerà di avere acquisito il potere di spostarsi alla velocità della luce e deciderà di usarlo per sconfiggere la banda criminale, assumendo le sembianze di un nuovo eroe: Flash.

Una storia che più classica non si può fa da tappeto per introdurre la figura dell'ennesimo eroe di casa DC Comics, ovvero Flash.
Il personaggio fumettistico sembra essere molto amato negli USA, addirittura tra i primi posti dopo Superman e l'Uomo Ragno e forse per questo motivo si è deciso di realizzarne una miniserie televisiva.
 Il film che stiamo per recensire in realtà è un lungometraggio realizzato per fare da episodio pilota della serie TV, che si completa con un totale di 22 episodi, ma essendo uscito in VHS in maniera del tutto indipendente dal resto degli episodi può essere considerato un film a sè stante.

Non siamo di fronte ad una produzione pensata per il grande schermo e il budget ridotto si nota fin da subito. Gli effetti speciali sono pochi e quasi tutti sfruttati per piccole esplosioni durante le scene d'azione o per rendere l'idea dei movimenti veloci del protagonista.
Niente supercattivi o computer grafica quindi, qui tutto è artigianale ed in puro stile anni '80, con effetti e trucchi realizzati a mano da volenterosi (ma neanche troppo) make-up artists.
Nemmeno i tecnici delle luci si sono sprecati per dare realismo alle scene e gli ambienti sono illuminati da terribili fari di color blu, viola, verde e giallo, così accesi da risultare fastidiosi. Si ha costantemente la sensazione di guardare un brutto videoclip musicale.
Il lavoro scenografico è ridotto all'osso, non ci si è sprecati nemmeno per mettere in piedi un laboratorio decente per il protagonista, che tutto sommato se lo sarebbe meritato visto che è uno scienziato prima che un supereroe. Per non parlare del covo dei motociclisti che altro non è che che un capannone in disuso addobbato alla meglio con quattro motociclette e due impianti stereo, perchè si sa che i motociclisti dei film sono tutti cattivi e rockettari e lo stereo al massimo volume non poteva mancare!

Anche le storie dei supereroi, se ben sceneggiate, possono risultare accattivanti come è successo per il reboot del più famoso eroe di casa DC, Batman.
Peccato che la sceneggiatura di Flash venga sacrificata sull'altare assieme a tutto quanto citato sopra.
Battute così noiose se ne sentono raramente, l'emozione più forte che lo spettatore può provare è uno stato di narcolessia passiva, in attesa che il film giunga alla sua altrettanto noiosa conclusione.
Gli attori completano il quadro nella mediocrità più assoluta, e per quanto John Wesley Shipp mostri i suoi muscoli atletici per darci l'idea di poter reggere un ruolo da supereroe, il suo viso bonaccione e poco espressivo gli toglie ogni chance di riuscire nell'intento. Dire che di tutto il cast egli è il più convincente, vi fa capire quanto possa essere pessimo il resto.

Vogliamo dare un giudizio positivo giustificandolo come prodotto destinato ad un pubblico adolescenziale prettamente televisivo? Sinceramente non me la sento.
Negli anni precedenti al 1990, anno dell'uscita di Flash, sono stati realizzati prodotti per ragazzi mille volte più validi ed appaganti, perciò sarebbe inutile essere così clementi.
Di tutto il film si salva solo la tuta del protagonista, che se non altro rispecchia il design originale del fumetto.
Che dire, alcuni amanti del trash anni '80 potrebbero trovarci qualcosa di buono, ma non è trash puro, piuttosto un prodotto medio-basso dell'inarrestabile macchina sfornatutto che è Hollywood.
Meglio considerarlo come VIETATO AI MAGGIORI DI 14 ANNI.
Ma se siete grandi appassionati del fumetto, almeno una volta guardatelo.

Curiosità:

- Le musiche della sigla sono opera di Danny Elfman, che aveva appena terminato le musiche per le colonne sonore di Batman e Batman: Il Ritorno, entrambi per la regia di Tim Burton.

- La serie televisiva si concluse dopo 22 episodi perchè nel tempo non mantenne un'audience sufficientemente alta ma il suo debutto fu buono, raggiungendo solo in Italia la cifra di 4 milioni di telespettatori.

- Il personaggio di Barry Allen doveva essere interpretato originariamente da Richard Burgi.

- Quando Christina McGee chiama Barry per la prima volta gli dice di raggiungerla al n°50 di Garrick Avenue. Questa è una citazione del personaggio di Jay Garrick, che nei fumetti fu il primo ad interpretare Flash dal 1940.


VOTO: 4/10

                                           

venerdì 4 marzo 2011

A che Prezzo Hollywood (1932)


Titolo Originale: What Price Hollywood?

Regia: George Cukor

Cast: Constance Bennett, Lowell Sherman, Neil Hamilton, Gregory Ratoff

Genere: Drammatico




"Maximilian Carey ha scoperto una nuova star!" - Julius Saxe

Mary Evans lavora come cameriera in un locale frequentato spesso da divi del cinema e sogna di poter fare parte un giorno di quel mondo, perciò decide di usare un pò di malizia e di astuzia per farsi notare da qualche personaggio importante. 
Il suo piano riesce e Mary fa la conoscenza di Max Carey, un regista sulla cresta dell'onda che decide di farle fare un provino. 
Tutto va per il meglio e presto Mary diventa una grande attrice, ma la vita da star porta con sè solitudine e grandi sacrifici, tra cui anche l'amore. 
Nonostante si sposi con il giovane milionario Lonnie Borden il suo matrimonio va in frantumi e perfino il suo più grande amico, Max, sta per abbandonarla colto da una profonda crisi depressiva. 

A che Prezzo Hollywood è un film che trascina lo spettatore dentro alla storia con la forza e lo fa ridere e piangere e pensare allo stesso tempo, lasciandogli pochi attimi di respiro.
La storia della giovane e semplice Mary era uno scorcio sulla vita dei giovani dell'epoca ma non solo, il sogno di diventare una star è radicato nelle menti di moltissimi ragazzi e ragazze ancora oggi rendendo il film attualissimo nonostante gli 80 anni che lo separano da queste generazioni. 
Il bravissimo Lowell Sherman dà vita al personaggio di Max con una vitalità ed un carisma raramente visti sul grande schermo, caricando sulle sue spalle anche il fardello di dover trainare tutto il ciclo emotivo del film.
Infatti Mary anche dopo essere stata travolta dal ciclone degli eventi che l'avrebbe portata a divenire una star rimane sempre molto legata a Max, il suo mentore e amico, ma tra i due si percepisce un erotismo soffocato che li vorrebbe amanti.
Max è un tipo cinico anche se è un vincente, sa cogliere allo stesso tempo l'allegria della vita e la sua assurdità e per questa sua profonda consapevolezza la sua anima è, in realtà, distrutta.
Potrebbe salvarlo da tutto questo l'amore, se non avesse voluto smettere di cercarlo.
Quando infine lo trova lo lascia andare via, guardando allo specchio il proprio viso invecchiare col trascorrere del tempo e aspettando, o meglio desiderando, una fine misericordiosa.
Anche Mary finge con sè stessa, finge di amare un altro uomo ma l'affetto per Max è così profondo e vero che spesso si confonde con l'amore e la sua vita, trascorsa nel continuo prendere i bivi sbagliati, finirà per essere sommersa di dolore. 

Il film ha un ritmo in crescendo che non lascia spazio a distrazioni  e si giunge a vedere l'ascesa e la caduta di una star di Hollywood (ma anche di tutto il sistema utilitaristico e spietato che gira attorno ad una produzione cinematografica) in un arco di tempo breve ma così colmo di emozioni che non se ne percepisce realmente la durata.
Tutto il cast lavora con professionalità distinguendo bene i diversi ruoli dei personaggi per giostrare coerentemente l'emotività delle scene. 
La sceneggiatura è frizzante e spesso osa dove altri non hanno osato paragonata alle produzioni del suo tempo, in particolare per il ruolo di Constance Bennett, che si trasforma da ragazza semplice e sognatrice a bisbetica indomabile ma dal cuore tenero, un personaggio femminile ribelle e decisamente fuori dagli schemi dei ruoli interpretati dalle sue colleghe.
Alcune trovate sono memorabil, come l'arrivo di Max e Mary alla convention di giornalisti, su un'auto comprata al volo e per giunta col motore a pezzi e fumante!
E dopo aver riso, pianto ed esserci meravigliati della sfarzosità della vita mondana e dopo aver provato simpatia e compassione per Max e a modo suo anche per Lonny, costretto a lasciare Mary perchè non ricambiato del suo amore, e aver tremato al solo pensare che in un mondo di sciacalli come quello qualcuno ci avrebbe lasciato la pelle, rimaniamo con in testa un unico pensiero: nel mondo dei famosi c'è spazio solo per volti, destinati a sparire in un continuo scambiarsi di ruoli. Oggi sei sulla cresta dell'onda, domani sei un perfetto nessuno, ma quanto più sali in alto tanto più dolorosa è la caduta. 
E allora ci chiediamo se la vita di Mary non sarebbe stata più gioiosa nel suo semplice ma libero anonimato.
Consigliato a tutti, giovani e non.

Curiosità: 

- Il ruolo di Mary Evans fu inizialmente offerto a Clara Bow ma quest'ultima rifiutò perchè in trattative più remunerative con la Fox.

- Lowell Sherman si ispirò a sè stesso per modellare il carattere strambo e depresso di Max Carey, infatti anche l'attore nella vita si diceva fosse un alcolista.

- Nel film, come in diversi altri dell'epoca e non solo, vediamo l'attrice di colore Louise Beavers interpretare una cameriera piuttosto impacciata e stupida. Il messaggio che traspare non mette in buona luce le comunità di colore e nemmeno quelle dei bianchi, ma sappiamo tutti come i neri abbiano dovuto conquistare il rispetto con il sacrificio durante gli episodi più violenti della storia degli Stati Uniti. Una sensazione simile, ovviamente spiacevole, l'abbiamo guardando l'attrice Thelma McQueen interpretare la cameriera Vashti nel film Duello al Sole del 1946.

VOTO: 8/10

                                           


sabato 12 febbraio 2011

Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo (2010)


Titolo Originale: Prince of Persia: The Sands of Time

Regia: Mike Newell

Cast: Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina

Genere: Azione - Fantastico




"Questo non è un pugnale qualunque!" - Principe Dastan

Il principe Dastan, figlio adottivo del re Sharaman, aiuta il padre nella battaglia per la conquista della città di Alamut, governata dalla principessa Tamina
Durante i festeggiamenti per la vittoria Dastan si ritrova ad essere accusato ingiustamente della morte del re, ucciso da una veste avvelenata donatagli proprio da Dastan, ma della pericolosità della quale il principe non sapeva nulla.
Egli è così costretto a fuggire con Tamina per scoprire quale complotto si cela dietro alla morte del padre. Scoprire la verità sarà possibile solo grazie all'aiuto di un pugnale magico che permette di viaggiare nel tempo.

Bisogna addentrarsi nei meandri della memoria e risalire al 1989 per ripercorrere la storia del film Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo.
In quell'anno uscì per la prima volta un videogame innovativo rispetto alle produzioni del tempo, un videogame che portava lo stesso nome, ovvero Prince of Persia
Il film che vede protagonista Jake Gyllenhaal non è altro che la trasposizione cinematografica della fortunata serie di videogiochi che ha dato alla luce l'ultimo capitolo recentemente, nel 2010.
L'autore della serie, Jordan Mechner, dichiarò di essersi ispirato all'atmosfera dei racconti delle Mille e una Notte nel periodo in cui stava gettando le basi per scrivere la storia del suo videogame. 

Non è possibile non notare quanto sia altrettanto influente la storia del film Il Ladro di Bagdad, produzione del 1924 per la regia di Raoul Walsh di cui fu girato un rifacimento nel 1942. 
Nel primo dei due film sopra citati la storia è, in breve, questa: 
"Ahmed è un ladro che riesce, con l'aiuto di una corda magica, ad intrufolarsi nel Palazzo del Califfo per rubare oro e gioielli. Qui si imbatte nella principessa e l'amore, da lei ricambiato, nasce a prima vista. Da questo momento Ahmed farà di tutto per fuggire con lei e vivere insieme felici." 
Nel secondo film, per la regia di Micheal Powell, la trama è invece la seguente: 
"Ahmad, il re di Bagdad, viene spodestato dal perfido Visir Jaffar e rinchiuso nelle segrete del Palazzo Reale. Qui conosce un lesto e furbo ladro di nome Abu che lo aiuta a fuggire rubando la chiave della prigione. Una serie di avventure fantastiche proterà i due alla città di Basra e qui Ahmad si innamorerà della bella principessa. Anche il Visir, però la vuole in sposa e i due dovranno scontrarsi." 

Torniamo al1989.
Nella trama del videogioco troviamo elementi dei film precedenti mischiati insieme: 
"Il Visir Jaffar trama contro il sovrano ed imprigiona sua figlia, la principessa, nelle segrete dandole a disposizione un'ora di tempo per decidere se sposarsi con lui o morire. L'amato della principessa (che è il protagonista comandato dal giocatore) si reca a palazzo per liberarla e dalle segrete dovrà risalire fino alle stanze del Visir per ingaggiare con lui lo scontro finale."

Saltiamo al 2010 ed al film di Mike Newell
Come avrete capito non si può dire che la trama sia originale, in quanto sotto sotto è un mix che prende spunto da opere già realizzate anni prima, impastandole diversamente per tirare fuori qualcosina di nuovo dal cilindro. 
Questo "qualcosina di nuovo", in soldoni, sta nell'introduzione del famoso Pugnale del Tempo.
L'idea di un oggetto magico è quantomai necessaria per ricalcare le atmosfere fantastiche dei film predecessori ma di per sè non costituisce una novità. 
Nelle pellicole precedenti, infatti, i protagonisti avevano già a disposizione tappeti volanti, cavalli alati, corde magiche e quant'altro potesse aiutare a rendere fiabesca ed avventurosa la semplice trama di base.
Fortunatamente c'è stata un notevole attenzione nella realizzazione delle scene in cui entra in gioco il Pugnale che risultano visivamente gradevoli e divertenti, vediamo infatti come Dastan riesca ad uscire dal proprio corpo ed osservare gli eventi mentre si riavvolgono come una pellicola su sè stessi per riavvolgere, assieme ad essi, il tempo.
Le atmosfere del gioco si respirano bene anche se con gli effetti speciali disponibili oggi si poteva fare di più. 
Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo è un videogioco di grande impatto visivo le cui scene di azione sono portate al limite, con salti ed acrobazie che sfidano tutte le leggi della gravità. qualcosa un pò più tipo Matrix, tanto per intederci. 

Newell sceglie una via di mezzo con l'avventura, girando bene le scene d'azione ma senza mai spingere sull'accelleratore, senza mai allontanarsi troppo dall' "incredibile ma tutto sommato verosimile". 
Potremmo giustificare il regista considerando che, dopotutto, è una produzione targata Walt Disney e quindi è tutto molto "family oriented". 
Le atmosfere delle ambientazioni persiane sono ben realizzate, rifinite nei dettagli grazie alla computer grafica che in film come questi non può mancare (anche se nel 1942 esistevano già i tappeti volanti ed i giganti mentre i computer dovevano ancora vedere la luce...).
Le performance degli attori rientrano nel mediocre, tutto è recitato senza troppo impegno e seguendo diversi clichè già visti e rivisti, sia per quel che riguarda le movenze che le espressioni.
Sicuramente il più a suo agio nella parte è Gyllenhaal, che ha dovuto affrontare mesi di allenamento per cucirsi addosso il fisico dell'agile protagonista tutto salti e combattimenti. Fortunatamente riesce ad esprimere anche molta simpatia con il suo brillante sorriso e gli occhi azzurri, ricalcando spesso e volentieri proprio quelle espressioni tipiche dei personaggi dei cartoni animati disneyani. 
Qualcosa di buono lo fa anche Ben Kingsley, che sul finale riesce a prendere un pò di respiro e recitare con maggiore energia. 
Le quasi due ore di film scorrono bene aumentando di ritmo nel secondo tempo e probabilmente i fan della serie videoludica saranno stati piuttosto contenti. 
Non si può dire che Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo sia un film impegnato o particolarmente originale ma è sicuramente adatto per una serata di piacevole relax. 
Ma la Disney, come sempre, dà il suo meglio nelle produzioni animate.

Curiosità:

- Il film è stato girato a Marrakesh, Ouarzazate e Erfoud, in Marocco, nonché all’interno di enormi set costruiti nei Pinewood Studios, in Inghilterra.

- David Zandi, attore indiano, era stato fra le prime scelte per il ruolo del protagonista.

- Inizialmente l'adattamento del film sarebbe stato affidato al regista Michael Bay, che però era impegnato nella realizzazione di Transformers: La Vendetta del Caduto.

- La sceneggiatura originale del film fu scritta dall'ideatore del videogioco, Jordan Mechner. Successivamente furono aggiunte delle bozze dallo sceneggiatore Jeffrey Nachmanoff.

- Per i più curiosi è possibile giocare gratuitamente online al videogioco Prince of Persia (di cui potete vedere un'immagine qui a fianco) al link seguente.
Per correttezza specifichiamo che il suddetto gioco online non è la versione originale del 1989 in quanto la grafica è stata leggermente migliorata.


VOTO: 6.5/10