Titolo Originale: El Vampiro (Letteralmente: Il Vampiro)
Regia: Fernando Méndez
Cast: Germán Robles, Abel Salazar, Ariadna Welter
Genere: Horror, Gotico
“Marta sarà dei nostri la seconda volta che il suo sangue entrerà nel mio copo. Poi così rimarrà, nei secoli dei secoli.” – Conte Karol De Lavud
La giovane Marta si mette in viaggio verso la fattoria che una sua zia le ha lasciato in eredità. Scesa dal treno fa la conoscenza del Dottor Enrique che decide di accompagnarla. Pochi giorni dopo il loro arrivo accadono strani eventi che sembrano legati alla tenebrosa figura del Conte Karol De Lavud. Il terrore si impossesserà di Marta quando comincerà ad udire delle grida spettrali provenire dai sotterranei della fattoria e molti abitanti della zona inizieranno a sparire misteriosamente.
La Stirpe dei Vampiri è una piccola perla semisconosciuta che in Italia e in gran parte del mondo passò quasi inosservata.
La pellicola richiama a gran voce le atmosfere dei film horror del periodo d’oro della Universal, rivaleggiando con il famoso Dracula di Tod Browning. Méndez lavora con un budget decisamente limitato eppure riesce nel suo intento, sfruttando scenografie tipiche delle produzioni messicane e catapultandole in un clima tetro e cimiteriale.
La fattoria in cui si svolgono gli eventi finisce per sembrare un castello da quanto l’ingegnosità del regista riesce a cogliere le sfumature più cupe di ogni inquadratura, nascondendo la telecamera in anfratti oscuri e giocando con lente carrellate lungo corridoi coperti di ragnatele e illuminati da forti contrasti di luci e ombre. Lo svolgersi degli eventi ricorda molto il lavoro di Browning, le vicende iniziano in un piccolo paese fuori dal luogo in cui si trova il vampiro per poi spostarsi nei meandri della sua dimora e dare il via ad un crescendo di terrore e drammaticità.
La pellicola richiama a gran voce le atmosfere dei film horror del periodo d’oro della Universal, rivaleggiando con il famoso Dracula di Tod Browning. Méndez lavora con un budget decisamente limitato eppure riesce nel suo intento, sfruttando scenografie tipiche delle produzioni messicane e catapultandole in un clima tetro e cimiteriale.
La fattoria in cui si svolgono gli eventi finisce per sembrare un castello da quanto l’ingegnosità del regista riesce a cogliere le sfumature più cupe di ogni inquadratura, nascondendo la telecamera in anfratti oscuri e giocando con lente carrellate lungo corridoi coperti di ragnatele e illuminati da forti contrasti di luci e ombre. Lo svolgersi degli eventi ricorda molto il lavoro di Browning, le vicende iniziano in un piccolo paese fuori dal luogo in cui si trova il vampiro per poi spostarsi nei meandri della sua dimora e dare il via ad un crescendo di terrore e drammaticità.
La sceneggiatura cerca di evidenziare la lotta di ideologie tra un mondo in cui avanza inesorabile il progresso scientifico e un mondo ancora attaccato alle proprie secolari superstizioni.
Il film si avvale della recitazione di un cast di buon livello.
Veniamo a contatto con alcuni personaggi secondari che danno colore alla storia, da ricordare tra questi la spettrale figura della zia María Teresa, interpretata da Alicia Montoya, che riesce a donare alla pellicola le stesse cupe vibrazioni che possiamo percepire guardando capolavori gotici come Danza Macabra di Antonio Margheriti.
Germán Robles avrebbe potuto lavorare più approfonditamente sul suo personaggio recitando con un pò più di serietà e malvagità, ma fortunatamente i suoi lineamenti sono molto marcati e infondono un aspetto affascinante e cadaverico al suo vampiro, dando vita ad una figura differente da quanto visto fino a quel momento.
Da non dimenticare la splendida e tenebrosa colonna sonora che non ci abbandona mai per un momento, con violoncelli e strumenti ad arco che suonano spartiti da brivido.
Possiamo evidenziare che la sceneggiatura de La Stirpe dei Vampiri, pur essendo piacevole, è dominata da una certa lentezza nello svolgersi degli eventi e la regia è costretta a compensare questi vuoti stiracchiando un pò troppo alcune scene e rallentando il ritmo generale.
Questo è l’unico punto debole del film ma non sufficiente ad intaccarne l’incontestabile validità, accentuata anche dal pregio di essere il primo film al mondo a proporre la figura del vampiro con i famosi “canini”.
Nosferatu di Murnau aveva gli incisivi aguzzi, mentre il Dracula di Browning non mostra mai i denti nell’atto di mordere le sue prede. Dal film di Méndez pare abbiano preso spunto i registi inglesi della Hammer che riproposero i loro vampiri coi canini appuntiti.
Decisamente da vedere per coloro che amano le indimenticabili atmosfere degli horror vecchio stile.
Questo è l’unico punto debole del film ma non sufficiente ad intaccarne l’incontestabile validità, accentuata anche dal pregio di essere il primo film al mondo a proporre la figura del vampiro con i famosi “canini”.
Nosferatu di Murnau aveva gli incisivi aguzzi, mentre il Dracula di Browning non mostra mai i denti nell’atto di mordere le sue prede. Dal film di Méndez pare abbiano preso spunto i registi inglesi della Hammer che riproposero i loro vampiri coi canini appuntiti.
Decisamente da vedere per coloro che amano le indimenticabili atmosfere degli horror vecchio stile.
Curiosità:
- Vi è una scena veramente cruda per l’epoca, in cui il Conte Lavud insegue un ragazzo molto giovane e lo azzanna mortalmente al collo.
- E’ il primo film in cui si vedono i famosi “canini aguzzi” del vampiro.
VOTO: 7/10
VOTO: 7/10