domenica 19 dicembre 2010

Blood Feast (1963)


Titolo Originale: Blood Feast (Letteralmente: Banchetto di Sangue)

Regia: Herschell Gordon Lewis

Cast: William Kervin, Mal Arnold

Genere: Horror

Sottogenere: Gore, Splatter



"Ishtar, Itar Ishtar, Itar..." - Pete Thorton

La signora Dorothy Fremon decide di organizzare una festa a tema per la figlia Suzette.
Si reca nel negozio di Fuad Ramses, un commerciante di origine egiziana, per avere consigli su come realizzare la sua idea e Ramses si offre di preparare egli stesso il banchetto per la festeggiata.
Di lì a poco si scoprirà che egli è un sadico assassino e che l'ingrediente segreto dei suoi prelibati piatti è la carne umana delle giovani donne che uccide senza pietà.
La polizia è sulle sue tracce, ma egli intende mietere nuove vittime in onore della sua dea Ishtar.

Che dire di Blood Feast? O lo si odia o lo si ama, non c'è una via di mezzo.
Per alcuni questo film è un vero e proprio colpo di genio, per altri un prodotto di dubbio gusto.
Per tutti coloro che si addentrano nel controverso mondo del cinema però una cosa è certa: Herschell Gordon Lewis è stato una colonna portante nell'evoluzione della cinematografia.
Senza di lui, infatti, non esisterebbe uno dei generi più importanti e prolifici del cinema, il genere splatter.
 Purtroppo non gli si possono attribuire altri meriti poichè la sua regia farebbe rabbrividire persino Ed Wood.

Blood Feast si adagia nella lenta rappresentazione di una sceneggiatura scritta in quattro e quattr'otto, con dialoghi al limite del ridicolo, limite più volte oltrepassato.
Si fa veramente fatica a mantenere l'attenzione sul film in quanto Lewis non riesce a creare la minima tensione con le sue inquadrature.
Non c'è alcuno studio nel bilanciamento delle immagini, mancano spesso e volentieri delle scenografie adeguate, il lavoro dei tecnici della fotografia è praticamente nullo, insomma tutto è buttato giù alla bene e meglio e il film sembra veramente essere girato da un gruppo di amici senza esperienza.
La recitazione è forse la cosa peggiore, affidata ad attori poco più espressivi di manichini.
Si salva solo Mal Arnold nella parte del manicao omicida, ma non tanto per la sua bravura quanto per uno strano mix di presenza fisica e di grottesco impegno che si distinguono nel vuoto generale delle interpretazioni.
Tutte le energie sono spese per realizzare quei semplici e caserecci effetti speciali degli omicidi, fatti di sangue finto ed interiora di animali comprate dal macellaio più vicino.
A questo punto è chiaro come una produzione di questo tipo possa attirare solo una ristretta nicchia di fan che vedono nel film spazzatura una vera opera d'arte, totalmente pura nella sua rude espressione e libera da ogni pressione delle major hollywoodiane.
Lo spettatore medio dei giorni nostri fa una certa fatica a digerire le opere di Lewis
Per apprezzarle bisogna avere alcune notizie storiche che ne inquadrano meglio il senso e ci fanno capire come mai, all'epoca in cui uscirono, fecero scandalo e successo allo stesso tempo. 
Proviamo a capire...

L'idea alla base dello script di Blood Feast venne ad Herschell Gordon Lewis guardando una statua di una sfinge di gesso che faceva parte di una scenografia per il film erotico Bell, Bare and Beatiful del 1963. 
Il cinema di quegli anni stava compiendo enormi evoluzioni e si era rapidamente passati dall'horror classico alla fantascienza, dai thriller hitchcockiani ai ganster movie, dai road movies ai nudies...insomma si stava facendo vedere di tutto ed il pubblico era sempre più affamato di novità.
Seduto a tavolino col suo socio David Friedman (famosissimo produttore e distributore di centinaia di pellicole divenute in seguito cult, tra cui ricordiamo Camp 7: Lager Femminile e Ilsa la belva delle SS) i due si mettono a pensare a cosa gli spettatori non hanno ancora avuto la possibilità di vedere sul grande schermo e giungono ad una conclusione: il sangue!
Mai prima di allora si era potuto vedere un omicidio in maniera dettagliata e realistica, e su questa idea Lewis fece leva per sconvolgere il pubblico, fare scandalo e vendere il suo film.
Riuscirà appieno nell'intento.

Nel giro di poche settimane Blood Feast diventa un fenomeno da vedere a tutti i costi e la gente si accalca in fila per entrare nei cinema. 
Il successo è dichiarato ed il genere splatter prende vita, delineando per la prima volta i suoi contorni che verranno presi come punto di riferimento per opere successive come i film slasher (Venerdì 13, Nightmare etc...) e non di meno alcune opere thriller come quelle del maestro Dario Argento, che indugia con la telecamera su dettagli macabri e sanguinolenti proprio come faceva H.G.Lewis
In un'intervista quest'ultimo dichiarò: "Non avevo i soldi per permettermi esplosioni di vestiti, creature aliene che saltano fuori dal petto di un attore o samurai che ti tagliano in due con la spada...tutto quello che potevo fare era scavare nel corpo di qualcuno e fare a pezzi le interiora, e pasticciarle e lasciar sgocciolare le viscere. Ancora oggi non conosco produttori che abbiano avuto il coraggio di indugiare sulle inquadrature a lungo come facevamo noi."

Per questo quando affermiamo che Blood Feast, ed in generale tutto il cinema di Lewis, o si odia o si ama è perchè sappiamo quanto sia difficile oggi calarsi mentalmente nello spettatore medio dell'epoca, ancora così poco shockato dalla violenza visiva a cui siamo abituati noi.
Ma una volta realizzato che proprio il fattore novità fu alla base del suo successo, ecco che questa pellicola ci scorre davanti agli occhi con maggiore interesse e la curiosità ci aiuta a passare sopra ai suoi mille difetti.
Se siete dei veri appassionati di B-movies potrete dire di aver visto un vero cult, altrimenti la scelta sta a voi..."spettatore avvisato mezzo salvato"!

Curiosità:

- Una delle massime che contraddistinguono l'ingegno e la determinazione del produttore David Friedman fu: "Vendi il fumo e non l'arrosto!". Friedman era famoso proprio per le ingegnose trovate pubblicitarie che accompagnavano l'uscita dei suoi film.

- Nei cinema, alla prima di Blood Feast, vennero distribuiti agli spettatori dei sacchetti da utilizzare nel caso fossero presi da attacchi di vomito e nausea durante la visione delle scene macabre. In realtà era una trovata pubblicitaria che oggi prende il nome di "gimmick".

- Il film costò circa 25000 dollari e ne incassò molti di più del doppio.

VOTO: 10/10 (se si considera il valore storico del film)
               3/10 (se lo si considera inserito nel normale circuito cinematografico)